Fine del mercato tutelato per i cittadini, le tutele restano per le imprese

Di Comma22 | 28 Giugno, 2024

Fine del mercato tutelato per i cittadini, le tutele restano per le imprese

Categoria: News

Nel lungo percorso verso la liberalizzazione del mercato dell’energia nel nostro Paese, dal 1° luglio, dopo vari rinvii, è prevista la fine del mercato tutelato, meglio, del Servizio di Maggior Tutela per gli utenti del servizio elettrico.
In realtà la definizione di <mercato> è impropria, in quanto le condizioni economiche sono definite all’inizio di ogni trimestre dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), valide per i tre mesi successivi, e basate su proiezioni dei prezzi all’ingrosso per tale periodo.
Per 22 milioni di utenti del servizio elettrico domestico, su 30 milioni complessivi (dati ARERA), che sono già usciti dal Servizio di Maggior Tutela avendo sottoscritto un contratto nel mercato libero, non cambierà molto.
In realtà il Servizio di Maggior Tutela resterà infatti per gli utenti cosiddetti <vulnerabili>, per condizioni economiche, disabilità, presenza di apparecchiature salvavita, o semplicemente per età (75 anni), che sono circa quattro milioni e mezzo di utenti domestici del servizio elettrico.
La situazione cambierà invece per i circa tre milioni e mezzo di utenti cosiddetti <non vulnerabili> rimasti nel Servizio di Maggior Tutela, che passeranno al Servizio a Tutele Graduali.
Per questi cambierà innanzitutto il fornitore del servizio, che sarà quello che si è aggiudicato le utenze attive in uno dei 26 lotti nei quali è stato suddiviso il paese nelle aste svoltesi a gennaio. Solo dopo il 1° luglio il nuovo fornitore invierà all’utente una comunicazione con le seguenti informazioni:
– riferimenti dell’esercente (sito web e contatti);
– motivo e data di attivazione del servizio e le condizioni di erogazione;
– modalità di spedizione delle bollette;
– diritto di recesso dal contratto.
Si spera che tra le condizioni di erogazione siano comprese anche le condizioni economiche.
L’aspetto più paradossale è che, come dichiarato dall’ARERA, gli attuali utenti del Servizio di Maggior Tutela che, non avendo scelto di passare al mercato libero, passeranno al Servizio a Tutele Graduali, otterranno un prezzo dell’energia a Kwh minore di circa 131 euro medi annui rispetto agli utenti <vulnerabili> che resteranno nel Servizio di Maggior Tutela!
Solo in extremis il Governo ha cercato di mettere una toppa a una situazione così paradossale esprimendo il 27 giugno, a tre giorni dalla scadenza, parere favorevole a una risoluzione che impegna il Governo ad attivare ogni iniziativa di competenza, di carattere normativo o regolamentare, volta a prevedere la facoltà, per i clienti vulnerabili anche serviti in regime di tutela, di aderire al servizio a tutele graduali.

Al di là delle modalità con le quali è stata finora gestita la vicenda, con aspetti assai discutibili come l’assegnazione degli utenti ai nuovi fornitori, il problema di fondo che emerge è che nonostante il 74 per cento degli utenti sia passato al mercato libero, tuttora le tariffe offerte dal mercato libero sono costantemente superiori a quelle del servizio di maggior tutela, cosa che ha spinto per anni semplicemente a rinviare la fine del mercato tutelato.
Al di là della considerazione se sia veramente ineluttabile la fine di un mercato tutelato, che pure sembra continuare ad esistere senza grossi problemi in altri paesi europei, si possono fare alcune considerazioni sul perché la liberalizzazione del mercato non abbia finora avuto effetti sul livello delle tariffe.
La prima considerazione riguarda il meccanismo di determinazione del prezzo finale all’utente: un costo spacchettato in quattro voci (materia energia, trasporto energia e gestione del contatore, oneri di sistema, imposte), per lo più variabili e assai poco trasparenti, rende inconfrontabili le offerte; la concorrenza nel settore delle tariffe telefoniche è stata efficace nella misura in cui si è arrivati a una semplificazione drastica delle offerte.
La seconda riguarda il numero spropositato di operatori: settecento operatori nel settore non sono un aiuto alla concorrenza, ma una zavorra che fa aumentare i costi a carico di tutti gli utenti.
In questo senso la tutela, maggiore o graduale, sembra essere stata orientata da parte dell’ARERA verso le imprese del settore anziché verso gli utenti del servizio.