Di Comma22 | 18 Aprile, 2021
Categoria: News
La pandemia ha avuto l’effetto di amplificare il peso delle diseguaglianze sotto molti aspetti: il diritto alla salute, la condizione femminile, l’accesso alla didattica e all’istruzione, l’occupazione, il reddito e così via discorrendo.
Anche nel rapporto tra il cittadino e lo Stato, la condizione di subalternità è stata ulteriormente aggravata, evidenziando ancor di più la condizione di sudditanza nei confronti della pubblica amministrazione.
Non si tratta solo della gestione della pandemia, sulla quale chissà quando la magistratura riuscirà mai a fare chiarezza sulle responsabilità che hanno portato a decine di migliaia di morti, una parte delle quali potevano sicuramente essere evitate se determinate misure di contenimento fossero state prese tempestivamente[1].
L’aspetto sul quale si può più chiaramente misurare lo stato di sudditanza dei cittadini è quello della gestione del piano vaccinale, che, a partire dalla fine del mese di dicembre 2020, abbandonata ogni possibilità di testare e tracciare i contagi, è diventato l’unico obiettivo per il contenimento della pandemia: stiamo parlando della quasi totale assenza di trasparenza, tranne rare eccezioni (come ad esempio nel Lazio), dell’accesso alle vaccinazioni.
Nonostante il modello predisposto centralmente con la procedura informatica messa a disposizione da Poste Italiane prevedesse la possibilità di prenotare direttamente on line, la maggior parte delle Regioni ha scelto soluzioni che consentivano ai cittadini soltanto di comunicare la propria disponibilità alla vaccinazione alla struttura regionale, che avrebbe poi comunicato luoghi e tempi della vaccinazione stessa al cittadino[2], al quale non resta che aspettare la risposta; risposta che magari arriva troppo tardi[3].
Nell’assenza di trasparenza è stato possibile per le Regioni stravolgere le priorità pur indicate chiaramente nel piano strategico nazionale per la vaccinazione anti Covid 19 del 2 gennaio 2021[4], privilegiando categorie il cui accesso alla vaccinazione era previsto in fasi successive alla prima, ma anche far passare avanti persone che non avevano alcun diritto a essere vaccinate prioritariamente, come alcune inchieste stanno già verificando[5].
Ora, questo paese vanta ben tre leggi che regolamentano la trasparenza della pubblica amministrazione, che prevedono tre tipi di accesso, dalla legge 241 del 1990 al cosiddetto FOIA (Freedom Of Information Act): ciononostante, “il diritto del cittadino a conoscere l’iter di un atto, i tempi e i costi della sua esecuzione, è tuttora posto in una condizione di palese inferiorità, alla stregua di una curiosità molesta”[6].
E l’atteggiamento dei cittadini e della politica di fronte a questa evidenza dà la dimensione di quanta strada c’è ancora da fare per uscire dalla condizione di sudditi. L’associazione Comma 22 rivolge un appello alle associazioni dei cittadini, ai sindacati dei pensionati e dei lavoratori per mettere in campo iniziative per rendere effettivo il diritto alla trasparenza di tutte le pubbliche amministrazioni. Diritto alla trasparenza indispensabile per verificare che sia preservata “l’uguaglianza delle persone nell’esercizio del fondamentale diritto alla salute”[7].
[1] Si veda il saggio di Luca Ricolfi La notte delle ninfee. Come si malgoverna un’epidemia – La nave di Teseo, 2020
[2] Regione Campania: Adesione Vaccinazione
Regione Abruzzo: Manifestazione di interesse vaccinazione
Regione Sardegna: modalità di adesione
[3] https://www.adnkronos.com/airaudo-miei-genitori-morti-segnalati-da-un-mese-per-vaccino_7MynJmgyVGKXZPj9eSFSq3
[4] Fase 1:
– Operatori sanitari e sociosanitari;
– Ospiti lungodegenze;
– Persone ultraottantenni.
[5] https://www.lasiciliaweb.it/2021/04/14/vaccini-ai-parenti-dei-medici-inchiesta-ad-agrigento/
[6] Vitalba Azzollini, Noi e lo Stato Siamo ancora sudditi? IBLLibri, 2019
[7] Corte Costituzionale, sentenza n. 37 del 24 febbraio 2021