Di Comma22 | 1 Marzo, 2021
Categoria: News
Dal primo marzo è entrato in vigore[1] l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di identificare i cittadini che accedono ai servizi in rete solo attraverso lo SPID , la carta di identità elettronica o la carta nazionale dei servizi. Per rendere effettivo questo obbligo, la norma introdotta dal decreto legge semplificazioni, stabilisce il divieto per le stesse pubbliche amministrazioni, di rilasciare o rinnovare credenziali <proprie> per l’accesso ai servizi: tra i primi a muoversi in questa direzione è stato l’INPS, che già dallo scorso mese di ottobre ha smesso di rilasciare ai propri utenti il PIN (peraltro utilizzato da qualche milione di utenti anche per l’accesso alla dichiarazione dei redditi precompilata dell’Agenzia delle Entrate).
Ora è superfluo rammentare come lo SPID sia stato bocciato dai cittadini che non lo hanno scelto quando hanno potuto utilizzare altri strumenti per l’accesso ai servizi in rete: i numeri stanno a testimoniare che per anni SPID è stato pompato solo dalla esclusività prevista per l’accesso alla miriade di bonus.
Quello che preoccupa è la perseveranza nel voler imporre uno strumento complicato, farraginoso e peraltro malfunzionante ogni volta che c’è stato uno picco di richieste: non è difficile immaginare il caos che si verrebbe a creare se le regioni applicassero la norma e consentissero la prenotazione on line della vaccinazione anti COVID solo a chi possiede SPID, o CIE o CNS! O il Ministero dell’Interno consentisse la prenotazione per il rilascio della carta d’identità elettronica, oppure il Ministero dell’Istruzione avesse consentito l’iscrizione a scuola online, con la procedura da poco conclusa, solo a chi possiede SPID, o CIE o CNS!
La scelta che viene imposta ai cittadini, peraltro falsamente portata avanti come strumento di semplificazione, porta alla esclusione dall’accesso ai servizi in rete di una parte, la più debole, della popolazione.
Ancora più grave è quando l’imposizione di determinati strumenti non solo esclude fasce della popolazione, ma non essendo previste modalità alternative all’accesso ai servizi in rete con gli strumenti previsti, di fatto viola il diritto ai servizi che le pubbliche amministrazioni debbono erogare.
Il caso più eclatante è ancora una volta quello dell’INPS: anche i sindacati dei pensionati hanno finalmente rivolto un appello al presidente dell’INPS Tridico perché sia garantito ai pensionati il diritto ad avere il proprio cedolino della pensione.
Così come andrebbe rispettato l’obbligo di legge alla consegna della certificazione unica al pensionato, entro il 16 marzo 2021: per questo l’associazione Comma 22 ODV chiederà all’Agenzia delle Entrate l’applicazione all’INPS delle sanzioni previste per il sostituto d’imposta che non proceda alla consegna prevista per legge.
[1] Decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito in legge 11 settembre 2020, n. 120, recante: «Misure urgenti per la semplificazione e l’innovazione digitale.».
Articolo 24, comma 4:
Ai fini dell’attuazione dell’articolo 64, comma 3-bis, secondo periodo, del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, come modificato dal comma 1, lettera e), numero 6), dal 28 febbraio 2021, è fatto divieto ai soggetti di cui all’articolo 2, comma 2, lettera a) del predetto decreto legislativo n. 82 del 2005 di rilasciare o rinnovare credenziali per l’identificazione e l’accesso dei cittadini ai propri servizi in rete, diverse da SPID, CIE o CNS, fermo restando l’utilizzo di quelle già rilasciate fino alla loro naturale scadenza e, comunque, non oltre il 30 settembre 2021.