Di Comma22 | 9 Febbraio, 2017
Categoria: News
Secondo una indagine del Politecnico di Milano condotta su duemila cittadini, l’83% degli italiani non sa cosa sia lo SPID, acronimo di Sistema Pubblico di Identità Digitale. Nella conferenza stampa tenuta dal ministro della semplificazione e della pubblica amministrazione Madia nello scorso mese di marzo, lo SPID è stato presentato come il “pin unico” che dovrebbe garantire nell’arco di due anni l’accesso a tutti i servizi in rete delle pubbliche amministrazioni.
Sullo SPID sono state sollevate già diverse perplessità, la prima delle quali riguarda i soggetti abilitati ad attribuire la nuova “identità digitale”, che, in assenza di risorse stanziate dal governo per il progetto, sono soggetti privati, attualmente quattro: Poste Italiane, TIM, Infocert e SIELTE; soggetti privati che garantiscono però la gratuità del servizio di gestione dell’identità digitale solo per i primi due anni, dopo i quali si vedrà… Viene subito in mente l’esperienza della posta elettronica certificata (PEC), lanciata, a titolo gratuito, nel 2009 dal ministro Brunetta come strumento di dialogo tra pubblica amministrazione e cittadino e chiusa dal governo nel 2014 per la scarsa adesione al progetto (poco più di due milioni di indirizzi PEC assegnati, l’82% dei quali senza un solo messaggio spedito o ricevuto).
Le modalità per ottenere lo SPID non sono affatto semplici: per essere identificati, se non si ha già a disposizione carta di identità elettronica e una webcam, occorre recarsi fisicamente presso le sedi dei soggetti certificatori (presso un ufficio postale, per il soggetto più diffuso capillarmente sul territorio, le Poste); e anche le modalità per l’accesso ai servizi in rete delle pubbliche amministrazioni, una volta ottenuto lo SPID, sono più complicate di quelle attuali, essendo necessario l’impiego di un cellulare o smartphone, per l’acquisizione di una password temporanea. Così come desta qualche preoccupazione l’affidamento ai privati del servizio.
A distanza di otto mesi dal lancio dello SPID, si contano circa 200.000 identità assegnate, risultato molto al disotto dei tre milioni di identità previste al momento del lancio, soprattutto considerando che il governo ha pensato bene di forzare l’adesione dei cittadini al nuovo strumento, prevedendo l’obbligatorietà dello SPID per l’utilizzo del bonus di 500 euro destinato ai diciottenni e della carta del docente, del valore anche questa di 500 euro, per i docenti.
Se però l’imposizione della nuova modalità può essere in qualche modo giustificata in presenza di un beneficio, per la platea dei destinatari del bonus, nativi digitali o docenti, non si può invece giustificare l’obbligo dell’utilizzo dello SPID per i lavoratori o disoccupati che intendano chiedere l’anticipo finanziario a garanzia pensionistica (APE) previsto dall’articolo 25, comma 4, del disegno di legge di stabilità attualmente in discussione alla Camera: trattandosi di soggetti evidentemente deboli, l’associazione Comma 22 chiede lo stralcio della norma, mantenendo anche ai destinatari dell’APE le procedure di identificazione tuttora operative per tutti i lavoratori per la presentazione delle domande di pensione all’INPS.
Photo credit: Andy Roast via VisualHunt / CC BY-NC