Di Comma22 | 5 Maggio, 2023
Categoria: News
Con la pubblicazione della legge 41 del 21 aprile 2023 si è conclusa un’altra puntata della vicenda SPID, con l’approvazione di una norma (art. 18bis) che regala 40 milioni di euro alle società private che gestiscono SPID (il Sistema Pubblico di Identità Digitale).
Alla fine ha ottenuto i suoi frutti il ricatto portato avanti dagli Identity Provider (con la connivenza di AGID e Governo), che avevano minacciato di interrompere il servizio, bloccando così l’accesso ai servizi online delle pubbliche amministrazioni.
Tutto si è svolto nella più totale assenza di trasparenza: AGID si è ben guardata dal rispondere alla richiesta di accesso civico presentata dall’associazione Comma 22, con la quale si chiedeva di conoscere se e quando gli Identity Provider abbiano comunicato l’intenzione di recedere dalle convenzioni sottoscritte con AGID (nessuna delle quali in scadenza al 31 dicembre 2022), in base a quale atto le medesime convenzioni sarebbero state prorogate, nonché di conoscere con quale strumento le convenzioni sarebbero state prorogate fino al 23 aprile 2023.
L’assenza totale di trasparenza permane tuttora, dato che sul sito dell’AGID sono tuttora pubblicate le convenzioni scadute nel corso del 2022 (che per effetto del rinnovo tacito dovevano essere rinnovate per altri cinque anni), non c’è traccia di provvedimenti di proroga antecedenti o posteriori alla fatidica data del 23 aprile 2023, sicché non è dato sapere in base a che cosa attualmente gli Identity Provider stiano svolgendo le funzioni di SPID.
Per questo l’associazione Comma 22 ha deciso di fare ricorso all’ANAC (Autorità Nazionale Anti Corruzione) per la mancata risposta da parte dell’AGID alla richiesta di accesso civico generalizzato.
Comma 22 ritiene inoltre opportuno presentare un esposto alla Procura della Corte dei Conti perché sia valutato il comportamento dell’AGID nel vigilare sul rispetto delle convenzioni, scadute prima del 31 dicembre 2022 e quindi soggette a tacito rinnovo, sul rispetto della procedura in caso di recesso da parte degli operatori, e comunque su quali garanzie siano state previste a tutela dell’interesse della pubblica amministrazione.